“Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia”, diceva Erasmo da Rottherdam. Perché poi è così, davvero così; tutto nasce da un pensiero, da un’idea brillante. Magari apparentemente “fuori luogo” in quel momento, fuori contesto, magari nata solo un attimo prima e scaraventata fuori un po’ di getto dall’impeto, dall’entusiasmo di un momento.
Di getto, come lo schizzo sulla tela di un grande pittore; quel “primo tratto” da cui nasce tutto: un’opera d’arte che non saprai cosa sarà davvero finché non avrà preso definitivamente corpo. Il seme del capolavoro che si rivelerà tale solo dopo, molto tempo dopo…attraverso la luce degli occhi di chi ha voluto e potuto ammirarlo.
E’ consuetudine, qui, che non si facciano nomi e rispetterò questa consuetudine; ma parole di gratitudine a chi ha concepito la giornata di ieri non saranno mai troppe e credo debbano essere il primo pensiero. Da parte mia, da parte di tutti e prima di ogni racconto, un grazie di cuore. Non si dovrebbe mai partire dai titoli di coda, ma in fondo…perché no?
Il tempo rende i ricordi spesso offuscati, meno nitidi; le date soprattutto rappresentano una grande sfida della memoria col tempo che passa.
Ma , incredibilmente, quella frase, quell’espressione è rimasta lì, viva, sedimentando il ricordo: “Bella bella bella! Una giornata fantastica! Adesso…beh, adesso proviamo a farla ancora più grande”, dissero.
Era esattamente un attimo dopo quella che chiamammo “La domenica del villaggio” in quel di Santa Sabina; il primo momento non-organizzato dedicato ai nostri figli e a tutti coloro che avessero voluto condividere con loro –e con noi- una giornata di sport, attraverso il calcio, in assoluta liberà, improntata al puro e semplice divertimento. Il calcio un po’ come era una volta e che i nostri ragazzi avevano voluto e saputo inconsapevolmente- riproporre in tutto il suo splendore, come idea da recuperare chissà e magari mantenere. L’idea di un calcio di tutti e per tutti, aperto in ogni momento; l’idea di un calcio romantico, meraviglioso.
Era esattamente…la sera del 3 aprile di quest’anno.
Eravamo soddisfatti e stanchi ma anche un po’ fieri. Tutti. E in quella proposta brillante in quel momento vedemmo un briciolo di follia. La ragione sembrava in allarme: non coglieva la nuova opportunità adagiandosi sui fasti emotivi del momento appena trascorso e sulla stanchezza fisica ma l’istinto colse l’attimo lasciando che l’idea –un po’ folle- penetrasse dentro l’anima di ciascuno di noi.
Difficile trovare le parole per raccontare compiutamente certi passaggi e allora ci affidiamo ai “grandi”, a chi, dal passato, ci invita alla riconoscenza verso chi ha il coraggio della follia (piccola o grande che sia); a chi, da altre epoche mai tramontate, ci raccontava il desiderio di un uomo libero da rapporti sociali prestabiliti, libero per realizzare la propria individualità: “Agli uomini di cuore, a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro. A tutti quelli che ancora si commuovono. Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.” (M. De Cervantes)
Partiamo quindi!
E quello di adesso è davvero un viaggio. Un viaggio in cui il trasferimento finale da Santa Sabina a Rimini –e ritorno – è semplicemente l’atto conclusivo. Un viaggio che parte più di un mese fa e che, passando per le emozioni che abbiamo vissuto attraverso la luce degli occhi dei nostri figli, molto probabilmente, non terminerà mai.
Siamo Piccoli Amici e assecondiamo la tradizione dei 3 tempi. Ma stavolta il tempo non conta per davvero e ogni tempo-di-gioco, prenderà tutto il tempo di cui ha bisogno.
Primo tempo: il viaggio.
La sveglia è alle 5:30 del 15 maggio e un’ora dopo siamo tutti (quasi) pronti. Una parte di noi non ha ancora preso effettivamente coscienza dell’inizio della “partita”, ops della giornata… ed è buffo ascoltare i saluti attraverso voci dall’acustica mai sentita. Di chi è quella voce? Mah! Qualcuno nemmeno parla ma il silenzio non durerà a lungo…
Dall’altra parte del viaggio ci sono i nostri figli con il loro entusiasmo che è dirompente anche a un’orario che, essendo domenica, assume una connotazione da fantascienza per la stragrande maggioranza degli umani; figuriamoci per noi. Ma i bambini sono lì e sono già in festa: sveglia adulti! “Gli uomini sono nati per giocare”, non per dormire, ricordate? Sembrano suggerirci.
Arriva il bus a due piani ed è gia solo quello una festa nella festa. I bambini si lanciano ad occupare i posti al piano di sopra. Il mondo è più bello visto dall’alto…
Gli adulti hanno recuperato quasi totalmente le facoltà mentali e la gita comincia davvero per tutti. Destinazione Romagna, Rimini appunto.
Tra risate di adulti e bambini, carte da gioco, caffè Borghetti il tempo del trasferimento vola e diventa parte integrante, appunto, della partita. I malumori che un periodo non facile per alcuni avevano provato ad entrare dalla porta del Gran Turismo, no, restano a terra. Il meteo che tanto ci aveva tenuti sul chi-va-là nell’attesa della partenza ci aiuta anche in questo senso regalandoci una splendida giornata da vivere anche a maniche corte.
Secondo tempo: il match
Arriviamo lì perfettamente in orario…per registrare un ritardo di 30 minuti. Non siamo a Napoli ci diciamo e, anzi, la Romagna non è nemmeno così lontana dalla Svizzera. “Fuggi fuggi” negli spogliatoi a indossare i colori della nostra squadra del cuore: rosso blu, come il Santa Sabina, non il Barcellona.
Che figura di m… pensa qualcuno di noi.
Ma poi…beh, poi basta guardarsi intorno.
Siamo alla Scuola Calcio Rimini, per la precisione e ad aspettarci c’è la cordialità di un’altra “famiglia” più o meno grande come la nostra. A stringerci la mano un papà, Damiano, che ha deciso di mettere in campo tutta la passione che ha dentro per rendere migliore quel posto e questo sport; come molti altri genitori, come molti dei nostri, dal basso e senza sosta, regalando ogni istante del proprio tempo libero…e non.
La “famiglia Rimini” ci fa trovare tutto pronto, come una bellissima tavola apparecchiata. Anche i loro ragazzi sono già in campo ad aspettare i nostri. Ci dividiamo in 3 squadrette: su un campo la squadretta dei 2007; sugli altri due, le due dei 2008. Non ci sono arbitri com’è e laddove ci sono, i “mister” improvvisati giocano alla parte come i bambini il proprio ruolo in campo. Scende (quasi) in campo anche il nostro pubblico: loro, nonostante il fattore campo, timidi; noi, come al solito, a fare bordello. Ci guardano a tratti perplessi ma poi capiscono che, nonostante tutto, veniamo pur sempre dal sud (lo scrivente viene dalla provincia di Benevento; quindi non valgono le accuse di razzismo contro i meridionali; n.d.r.)
In campo va davvero in scena la festa. Il nostro rosso/blu si miscela meravigliosamente col loro bianco/rosso su una magnifica tavolozza di colore verde. E’ bellissimo, tutto. E il cielo è sempre più azzurro…
I bambini ci mettono il massimo anzi ancora di più del massimo. Alcuni di loro fino a ieri sera non sapevano ancora quando si sarebbe fatta la “partita col Rimini”, e hanno vissuto addirittura la notte in trepida attesa, smaniosi di partire e giocare quella che noi adulti abbiamo voluto chiamare “la vostra finale di Champions”. Una vera festa dello sport è e sarà sempre bella…quanto una finale!
In campo ci sono più di 50 bambini contemporaneamente ed è qualcosa di indescrivibile…Ci sono racconti di emozioni che possono essere lasciati solo all’immaginazione: mai nessuna parola le potrà compiutamente rappresentare.
Prima delle docce siamo noi a sorprendere i nostri “bianchi” amici: organizziamo la premiazione e consegniamo ad ogni squadra una bellissima riproduzione della Coppa dei Campioni. Non credono ai loro occhi: i loro bambini, i nostri bambini. Non crediamo nemmeno noi grandi ai nostri occhi: sono troppo belli e il loro entusiasmo è un’emozione senza pari.
La coppa più bella come ricordo di un evento memorabile, di un’amicizia tra di noi e tra noi e loro, come sintesi di qualcosa di davvero tanto bello, voluto insieme.
Noi e Voi. Grazie Scuola calcio Rimini. Grazie da parte di tutti noi con tutto il cuore. Grazie.
Terzo tempo: il pranzo (ovviamente) e il…dopopranzo.
Dal campo alla trattoria (gentilmente suggeritaci) la distanza è pari ad una bellissima passeggiata di un quarto d’ora nel magnifico parco di Rimini, verso il centro storico, passando per lo stupendo Ponte di Tiberio. Mangiamo benissimo e l’accordo è di battere il record mondiale di bottiglie di vino consumate pro-capite in un solo pasto. Purtroppo abbiamo degli astemi che ci mettono i bastoni tra le ruote e nonostante le capacità cognitive profondamente compromesse evitiamo di farci aiutare dai giovani calciatori che nelle loro 2 tavolate continuano a divertirsi come matti.
Manchiamo l’impresa-alcolica davvero per poco e decidiamo di prendere un caffè anche in spiaggia prima di ripartire. I bambini entrano addirittura in acqua fino al ginocchio e nella sabbia danno il meglio di loro, con e senza pallone. Non ci crediamo ma è davvero tutto così bello che vorremmo questa giornata non finisse mai…
Trasformiamo l’arco di ingresso di uno dei bagni del lido in una sorta di Arc de Triomphe e chiamiamo le giovani promesse della nostra vita a indossare, uno per uno, le medaglie “d’oro” per aver vinto l’ennesima partita dello sport. Per averci regalato, loro sempre loro, una giornata indimenticabile.
Risaliamo sul bus e in 3 ore siamo a Perugia. Sono esausti ma soddisfatti e felici per come è andata.
Scorrono i titoli di coda di una giornata memorabile e indimenticabile; scorrono dentro di noi le immagini di una vera ed esemplare festa dello sport vissuta attraverso i bambini e il pallone; scorrono i nomi conosciuti e non di 50 bambini e 100/150 bambini-più-grandi a cui va la riconoscenza profonda per aver voluto e contribuito a realizzare tutto questo.
Grazie di nuovo alla Scuola Calcio Rimini da cui torniamo carichi, anche, della loro immensa disponibilità e del loro carico di passione pacata ed equilibrata. Vi aspettiamo a Perugia, adesso, con la promessa di ricambiare ogni singolo briciolo di gentilezza ed emozione che avete messo in campo oggi, per noi.
E’ quasi notte e siamo fisicamente stanchi ma…che bello…che bello!
“Il miglior riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava, ma ciò che si diventa grazie ad essi” (John Riskin)
Si aggirava furtivo in autogrill
Alla decima bottiglia di vino…
Genitori 2008
L’immagine più bella…
Prova camminata in linea retta per Fabio
Tavolata
Mister Iannotta e la sua squadra
Rivincita in spiaggia