Grazie Jack.
E’ stata questa la prima parola pronunciata da tutti i presenti all’interno de ‘La Coccinella’ di Santa Sabina, al termine della serata. Una platea emozionata, partecipe, che è rimasta col fiato sospeso dal primo all’ultimo dei cento minuti nei quali Giacomo Jack Sintini si è messo a nudo rivelando la sua anima. Un racconto toccante, sincero e crudo, fatto da un ragazzo di 37 anni che ha sfiorato il cielo con un dito, si è ritrovato immerso nelle sabbie mobili, ed è riuscito a ritrovare la strada che lo conducesse di nuovo tra le stelle. Giacomo non ha avuto la pretesa di consigliarci, la presunzione di insegnarci qualcosa, di estrapolare la sua verità assoluta e di consegnarcela. Ha voluto condividere la sua esperienza di vita, mettendola a nostra disposizione. Ferma ed immobile dinanzi a noi, anche se dopo averlo ascoltato, questa sua esperienza ha toccato i cuori di tanti presenti a Santa Sabina. La sua storia parte dal raccontare i sogni di un ragazzo adolescente, un quattordicenne che come tanti suoi coetanei, si vede giocatore di calcio di serie A. Una crescita troppo frettolosa di un’estate, lo relega al ruolo di panchinaro, perché la sua coordinazione non ha seguito gli stessi cambiamenti. Ripiega sul Volley, già praticato dal fratello. Si presenta ad un provino del Messaggero Ravenna, insieme ad altri ragazzi, tutti più bravi ed esperti di lui, pallavolista novello. Gioca male, rimedia una pessima figura contro i più capaci compagni, ma alla fine dell’allenamento, nel corridoio che lo porta fuori dalla palestra viene fermato dal Direttore Sportivo della squadra. ‘Hai un talento naturale. Tocchi la palla in maniera ‘morbida’. E’ qualcosa che non possiamo insegnare. Se mi ascolterai, potrai diventare un campione’. Ed il piccolo quattordicenne, appena folgorato, si ritrova con la possibilità di realizzare il proprio sogno. Un sogno irto di ostacoli e pregno di difficoltà e di rinunce. La pizza con gli amici diventa un miraggio, il cinema con i compagni di scuola un sogno, la discoteca con la ragazza una chimera e via dicendo. Ma quel ragazzo insegue il suo sogno con passione e volontà. Supera tutti gli ostacoli possibili, la fatica diventa piacere, la difficoltà compagna quotidiana di viaggio. Questi sforzi vengono ripagati. Esordio in Serie A, una crescita tecnica e qualitativa impressionate, una carriera in continua ascesa. Nel 2005 diventa capitano del Perugia Volley, gioca su livelli altissimi trascinando la squadra sino alla finale scudetto. Incontra la donna della sua vita, Alessia, che due anni dopo diventerà sua moglie. L’anno successivo, siamo nel 2008, arriverà una figlia, Carolina, a rappresentare la ciliegina sulla torta. Dopo due anni a Macerata, il ritorno a Perugia, quindi l’esperienza russa alla Lokomotiv Belogorod. Nel marzo del 2011 alcuni strani segnali cominciano ad inquietarlo. Dolore continuo alla schiena, non dipendente da allenamenti o infortuni, lo costringono a continue assunzioni di antidolorifici, senza che la cosa trovi soluzione. Un paio di mesi dopo, Jack decide di sottoporsi ad esami particolareggiati per capire la natura del suo stato. Lo decide al termine di una giornata trascorsa in piscina, dopo essersi ritrovato sul fondo della stessa, dopo essere scoppiato a piangere per il non riuscire a capire cosa stesse succedendo al suo corpo. L’esito di quell’esame è terribile. Il medico non usa giri di parole. ‘Ragazzo mio, hai il cancro.’ Cinque brevi, feroci, terrificanti parole, che racchiudono un’infinità di pensieri. Sono attimi che non si possono spiegare. Neppure comprendere. L’atleta vincitore di scudetti, Campionati Europei, coppe e trofei individuali, l’atleta che ha disputato tornei mondiali è a terra, come un pugile colpito senza pietà dal rivale. Jack viene catapultato nuovamente in fondo a quella piscina, che è diventata un mare, così immenso e profondo da essere trasformato in oceano. E lentamente sprofonda, nell’acqua azzurra che lo circonda e l’accarezza, trascinandolo sempre più giù. Ed in quei pochi secondi Giacomo capisce che deve tornare in superficie, o finirà con l’annegare. L’oceano lo trattiene, cerca di placarne i pensieri, ma Jack è deciso e riesce a tornare sopra il pelo dell’acqua, tirando un sospiro di sollievo. Si trova perduto, affaticato, deluso. Poi, osservando il cielo, comincia a pensare ed a respirare. Tra le stelle, vede delinearsi i volti dei suoi cari. Amici, compagni di gioco, familiari, genitori, sua moglie Alessia e soprattutto vede stagliarsi nitido e candido il volto di sua figlia Carolina. E’ all’orizzonte, lontano, ma non sbiadito, anzi i colori sono forti e luminosi. Jack osserva quei tratti del viso di sua figlia che conosce così bene. Tenta di afferrarli, ma sono distanti. Allora deve prendere una decisione. Deve iniziare a nuotare. Non sa se riuscirà ad arrivare alla terraferma e poter riabbracciare quel volto, ma capisce perfettamente che se rimarrà fermo in mezzo al mare, nessuno lo aiuterà. E Giacomo nuota, muove le braccia e le gambe, ed inizia il suo lungo percorso. Tanti sacrifici, tanto dolore, tanta fatica, tanta stanchezza, ma la volontà resiste a tutte le intemperie. Giacomo sa che non potrà avere il controllo completo del mare. Potrebbe affrontare una burrasca, si dovrà battere contro una bufera, potrà finire dentro una tempesta, ma sa che lui deve continuare a nuotare, per arrivare alla terraferma. E finalmente Giacomo la sua terraferma la ritrova l’8 maggio 2012, quando ottiene la certificazione di idoneità alla pratica sportiva. E’ tornato. Riprende a giocare, ad inseguire un nuovo sogno: tornare a giocare in Serie A. Il 12 maggio 2013 gioca gara 5 della finale playoff, contribuendo a far vincere il terzo scudetto per il Trentino Volley. Nell’occasione è nominato Miglior Giocatore della Partita. Al termine di questo racconto, intenso e sentito, il lungo applauso di tutti i presenti de ‘La Coccinella’ ha permesso a molti di riprendere fiato, di tirare un lungo sospiro di sollievo, perché ascoltare una storia come quella di Jack, rappresenta una bella occasione per conoscere anche se stessi. Jack ha terminato con alcune parole del suo libro, ‘Forza e Coraggio’, nel quale racconta per filo e per segno la sua storia. Credere fermamente in se stessi, far parte di una squadra che condivide lo stesso obiettivo e lottare sempre per i propri sogni, probabilmente non guariscono tutte le malattie, ma di certo aiutano il proprio cuore a lottare fino in fondo, mai un secondo in meno. Grazie di nuovo Jack, per ciò che sei e per la speranza che, attraverso il tuo racconto, diffondi a chi sta per essere trascinato in fondo al mare.